De Nicola: "Mertens, potrebbe essere più serio del previsto. Sono innamorato del Napoli"

17 Dicembre 2020
- di
Redazione MagicoNapoli
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L'ex responsabile dello staff medico della SSC Napoli, il dottor Alfonso De Nicola, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Magiconapoli.it.

Infortunio Mertens, che sensazioni ha avuto dall'esterno?
"Dall'esterno sembra una brutta distorsione alla caviglia, però potrebbe trattarsi di altro. Da una lesione tendinea o addirittura a un interessamento del legamento. Sicuramente oggi faranno degli esami strumentali e si capirà meglio l'entità dell'infortunio. Le caviglie sono particolari, oltre ai legamenti c'è la cartilagine e una serie di problemi che a volte vengono risolti attraverso una artroscopia. Il primo passo è una diagnosi di certezza e precisione e andare a vedere cosa è successo. Anni fa, Dries ebbe una distorsione alla caviglia destra. E' strano perché lui ha appoggiato il piede a terra, ma è come se ci fosse stata prima la lesione di qualcosa. Per questo dopo la diagnosi, se si dovesse trattare di lesione legamentosa o tendinea, andrà consultato un chirurgo che assieme ai medici sociali deciderà il da farsi. Se c'è la lesione di un tendine è un problema serio perché va valutato se operarlo oppure se farlo recuperare bene con la riabilitazione".

Da un infortunato all'altro. Come mai Victor Osimhen ci sta impiegando così tanto a recuperare dalla lussazione alla spalla?
"Questo non so dirtelo. La lussazione può comportare la rottura di un nervo che, quando si verifica, porta alla perdita della funzionalità del braccio, compresa anche la mano. Però è molto difficile che questo possa accadere. In passato abbiamo avuto calciatori che hanno avuto lussazioni, ma li abbiamo messi apposto subito. Chiriches è stato operato perché prima dell'intervento la spalla gli è uscita fuori 10 volte".

Sotto la sua gestione il Napoli ha un primato di cui va fiero: prevenzione agli infortuni muscolari. Tra i vari allenatori con cui ha lavorato chi è stato il tecnico con cui maggiormente ha avuto una forte collaborazione sotto questo punto di vista?
"La collaborazione maggiore, forse per un fatto caratteriale, c'è stata con Mazzarri e con Reja. Forse perchè sono stati più tempo degli altri. Ma anche con Sarri, Benitez e lo stesso Ancelotti con cui ho lavorato un anno. Carlo aveva delle bellissime idee futuristiche secondo me. Mi sono trovato molto bene con tutti. La prevenzione è stata il frutto della collaborazione leale tra staff medico e sanitario".

A proposito di Ancelotti. Lui utilizzava spesso l'espressione "se a una pianta dai troppa acqua, la pianta prima o poi muore" in riferimento agli allenamenti e alla preparazione fisica. Lei era favorevole a questo suo pensiero?
"La verità sta nel mezzo. Tutti gli estremi sono sicuramente sbagliati. Ancelotti aveva delle idee molto belle e futuristiche. Partiva dal presupposto che ogni calciatore era un professionista e doveva badare a sè stesso. Molti calciatori invece si affidano direttamente alla società. Nel calcio comunque il risultato finale è quel che conta. I migliori, ad esempio, io li ho ottenuti sotto la gestione Sarri. Nel triennio di Maurizio lavoravamo alla grande, abbiamo avuto solo 14 indisponibilità in un anno".

Le piacerebbe ritornare nel Napoli?
"Il passato è passato. Bisogna pensare al futuro. La prevenzione è futuro e ad oggi voglio occuparmi di quest'aspetto. Mi piacerebbe molto ritornare nel Napoli, ma non so se riuscirei ad essere presente così come lo sono stato prima".

Ha avuto altri contatti con altri club di Serie A?
"Ci sono stati contatti, ma io sono innamorato del Napoli. Il club azzurro rappresenta la migliore società dell'Italia meridionale. Vado a lavorare in un'altra squadra, ma poi come si fa? Cosa succede se mi ritrovo a giocare contro il Napoli? E' molto difficile riuscire a prendere una decisione del genere. Al momento, se dovessi tornare nel mondo del calcio, non m'immagino in una squadra diversa dal Napoli".

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