CALCIO NAPOLI BIANCHI - A Napoli nessuno può dimenticare la stagione 1986/87. La stagione dello scudetto ha segnato generazioni di partenopei. Sulla panchina azzurra, a guidare Diego Armando Maradona e tutto il resto della squadra c’era Ottavio Bianchi. Oggi ha rilasciato un’intervista a Calcionapoli1926.it in cui ricorda il suo passato da allenatore azzurro e commenta la situazione attuale del Napoli. Questo è un estratto delle sue parole.
"Ricordare Diego mi fa sempre un certo effetto, non è una tematica superficiale per me. Verrebbe da citare un'espressione palesata da Signorini, suo preparatore atletico ed amico, durante un'intervista recente: 'Con Diego faccio il giro del mondo, con Maradona neanche il giro dell'isolato'. Parlo di Diego perché è quello che voglio ricordare con tanto affetto".
"Io ho giocato tanti anni nel Napoli ed ho conosciuto grandi calciatori, i più grandi di allora. Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi tecnici, anche se in quel periodo non ho mai conquistato nessun trofeo. Questa era la prassi in un ambiente che però non si abbatteva e tale è stato per me un rilevante insegnamento durante la mia carriera di allenatore.
L'entusiasmo della gente di Napoli è incredibile, se riesci ad immagazzinarlo bene è un grande vantaggio; se ti lasci soggiogare, tuttavia, è un fattore negativo, perché in questo sport ciò che viene effettuato il giorno prima, quello seguente non conta nulla se non si lavora. Bisogna essere competitivi, questa è la bellezza dello sport".
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"Sono trascorsi anni, sono tempi diversi. Per quanto concerne la "rivalità" tra Nord e Sud, non esistono più rivendicazioni. La città di Napoli, infatti, è all'altezza del settentrione. Il club azzurro è già da alcuni anni competitivo e ciò conferma la solidità della società.
Ai miei tempi gli azzurri combattevano per non retrocedere, ma l'ambiente ha imparato a non abbattersi senza esaltarsi troppo. Non esiste più alcuna differenza, c'è più pragmatismo ormai. Anche l'organizzazione prima era differente, però adesso il Napoli è una compagine di primo ordine".
"Quest'anno si sta disputando un campionato anomalo, nel quale le 3/4 squadre lì in vetta hanno avuto la possibilità di prendere il largo e non hanno colto alcune occasioni. La complessità di questa annata è sicuramente collegabile alla sofferente situazione di pandemia, che stiamo patendo da ormai due anni.
Anche gli allenatori riscontrano tante problematiche nell'organizzazione degli allenamenti, poiché dei calciatori sono fermi, altri devono giocare con le rispettive nazionali. Nessun club, quindi, sta prendendo il largo: sono tutte lì, eppure quasi ogni domenica cambia lo scenario".
"Osimhen è un calciatore interessante, ancora agli albori della sua carriera, ma naturalmente lo scenario è diverso. Non bisogna dare troppo carico ad un ragazzo che sta facendo bene, anzi dobbiamo concedergli la possibilità di sbagliare e maturare, come i grandi campioni alla sua età: da Pelè a Cruijff, passando per lo stesso Diego.
È necessario essere equilibrati con i giovani come Osimhen ed avere tanta pazienza. 'I vecchi giocatori in campo non li posso perdonare per alcuni erroracci, ma i giovani invece sì' - sostenevano i miei allenatori"
"Certo che sì, sembra che non ci siano dubbi. Paradossalmente, il Napoli ha il vantaggio di dover giocare esclusivamente in campionato e deve preparare 'solo' una partita a settimana. È un fattore rilevante, soprattutto se si pensa ai grandi club come Psg e Manchester City, i quali, in seguito alle gare di coppa, in campionato riscontrano delle difficoltà. L'obiettivo degli azzurri, dunque, è la vittoria del tricolore. Ha le carte in regola per trionfare".