La legge è uguale per tutti... o forse no?

10 Ottobre 2020
- Di
Redazione MagicoNapoli
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Tempo di lettura: 2 minuti

LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI - Nelle aule dei tribunali d’Italia fronteggia a caratteri cubitali la scritta: “La legge è uguale per tutti”. Secondo la Costituzione, articolo 3, tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, ma forse vi sono delle eccezioni? Nella vita di tutti i giorni, come nel calcio, le regole non sempre valgono per tutti. Nella nota vicenda che ha visto protagonista il Napoli, governatori di regione, politici e ministri si sono unanimemente schierati dalla parte del club azzurro. Tutti tranne i rappresentanti del calcio. Da Cairo e Agnelli allo stesso Preziosi, che ha visto il più grande focolaio calcistico d’Europa nella sua squadra, hanno fortemente attaccato Aurelio De Laurentiis e la gestione dell’emergenza all’interno del proprio club. Attacchi gratuiti senza verità di fondo, ma solo motivati da quelli che forse sono interessi che vanno oltre la sponda calcistica.

Legge uguale o pantomima?

Va ricordato che secondo le fonti del diritto privato e pubblico i regolamenti, in questo caso il Protocollo FIGC, non sono al di sopra né delle leggi regionali, né tantomeno di quelle nazionali.

L’ASL di Napoli, di comune accordo col capo gabinetto della Regione Campania, ha emanato lo scorso sabato un’ordinanza che va va oltre ogni regolamento di associazioni e federazioni riconosciute e non. Lo stesso protocollo della Lega difatti asserisce la propria autenticità “fatti salvo eventuali provvedimenti delle Autorità statali e locali”.

Allora cosa ha creato tutto questo caos? Se si fosse avuta considerazione che la legge è uguale per tutti, sia per i calciatori che per gli artigiani tanto per fare un esempio, forse non saremmo arrivati a questo punto.

Il calcio purtroppo rappresenta ancora in Europa, soprattutto in Italia, una categoria d’élite di chi si crede padrone del sistema. E illogicamente si pone al di sopra di statuti ordinari e straordinari della Repubblica. È mancata una buona dose di buon senso, di umiltà e di volontà di cooperazione. Tutto ciò avrebbe evitato l’ennesima brutta figura del calcio italiano dove, speriamo non anche questa volta, il più forte prevarica sul più debole. 

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