NAPOLI COME ROCKY - Cinque mesi dopo si torna in campo. In condizioni normali avremmo scritto nella bolgia del Camp Nou. Invece non è così, Barcellona-Napoli sarà una partita dal sapore atipico, particolare. Senza i novantamila della Catalogna a spingere i blaugrana verso quella che, per loro, è una qualificazione da conquistare solo grazie alla superiorità tecnica.
L'impresa, d'altronde, deve farla il Napoli. Una squadra che ha tutte le condizioni per fallire in una partita dove si può davvero fallire. Per questo la sfida di stasera diventa bella, affascinante, di quelle da godersi fino all'ultimo respiro. Perché è come la storia del pugile qualsiasi che va ad affrontare il campione, un po' come quella di Rocky Balboa contro Apollo. Una serata che può regalare un’impresa epica, sportiva, di quelle da raccontare ai nipoti. Insomma, serve un Napoli come Rocky nella serata del Camp Nou.
Il Barcellona non perde in casa da ben 35 partite, e il Napoli di quest'anno non è di certo una squadra che può mettere sotto chi vuole. Tutt'altro. E proprio nell'anno più duro, più difficile, dove addirittura a distanza di undici stagioni la squadra ottenuto il peggior piazzamento in campionato, che bisogna reagire. La reazione sta anche nella fortuna che talvolta gira le spalle gli uomini di Rino Gattuso. Il Napoli è la squadra che ha colpito più pali. L’infortunio di Lorenzo Insigne e soltanto l'ultimo degli episodi neri di questa stagione.
Poi ci sono quei luoghi comuni da cancellare, da relegare a frasi sciocche e di circostanza. Destinate agli amanti del possesso palla, del tiki taka. Il ‘maestro’ Maurizio Sarri se ne è uscito mestamente della Champions League. Se dovesse andar male, il Napoli avrebbe fatto come la Juventus in Europa. Il fallimento, insomma, è tutto bianconero in questa considerazione. Ma se dovesse andar bene? Gli azzurri raggiungerebbero l'Atalanta dei miracoli nei quarti di finale, a quelle final eight di Lisbona che regaleranno una Champions League tutta nuova.
Intanto, Rino Gattuso nel post lockdown ha un dato alla mano inconfutabile. Il Napoli è la squadra che più di tutte ha avuto il possesso palla. Lo ha evidenziato anche Setien nella sua conferenza stampa della vigilia. Ciò significa che il Napoli ha imparato a fare la partita. A gestirla. A dettare i ritmi. Che non sarà un Napoli che a Barcellona subirà soltanto l'impeto dei catalani, tra l'altro rimaneggiati. Ma le riserve del Barça, si sa, sono di uno spessore differente. Per questo, le assenze tra i catalani contano ben poco.
Tra le fila del Napoli il dubbio Lorenzo Insigne, che alla fine potrebbe scendere in campo, è quasi un cruccio. L'unico sostituto quasi naturale sarebbe Hirving Lozano, ma con caratteristiche comunque differenti rispetto al capitano e soprattutto con un modo di approcciarsi alla partita che in questo momento Gattuso non vorrebbe attuare. Insigne serve al Napoli perché è l’uomo della rosa che recupera più palloni. E’ un altro dato, che lascia presupporre come stasera il Napoli non passerà per vittima sacrificale. Ed è vero che il Barcellona è più forte, che parlando in maniera asettica ci sono tutte le condizioni per poter uscire dalla Champions League.
Uscire dalla Champions League ci potrebbe stare, ma come? A testa alta? Forse sarebbe meglio passare a testa bassa, andare avanti, con una partita di sofferenza. In fondo, la storia recente del calcio insegna. José Mourinho, uno rispetto a Maurizio Sarri ha vinto qualcosina in più, a Barcellona con la sua Inter del triplete riuscì a fermare i catalani. In quella partita Pandev ed Eto’o facevano quasi i terzini. Niente vergogna, siamo italiani, e se portiamo con orgoglio le quattro stelle sopra lo stemma della nostra federazione lo dobbiamo anche a una scuola di allenatori che ha abbandonato il catenaccio, ma quando serve la palla bisogna gettarla in tribuna. Il tiki taka è roba di Barcellona, roba di Pep Guardiola. Meglio la concretezza. Poi alla fine si faranno i conti. Magari vedendo un Napoli come Rocky.