Giacomo Raspadori ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui ripercorre le tappe chiave della sua carriera tra Napoli e Atletico Madrid, soffermandosi sui rapporti con tecnici come De Zerbi, Conte e Simeone. L’esterno offensivo analizza le scelte fatte durante gli ultimi mercati, parla delle sue esperienze professionali e personali, e riflette sull’impatto degli allenatori che ha incontrato lungo il percorso, fornendo un racconto ordinato utile per i lettori interessati alle vicende di Serie A e Liga.
"Lo scorso gennaio ci fu un interessamento perché a Napoli giocavo poco, ma niente di concreto. Il Marsiglia di De Zerbi ha insistito di più, in inverno e in estate, poi non se ne è fatto nulla. Ma lo considero un allenatore determinante per me, fin da quando ero un giocatore della Primavera del Sassuolo. Lo definirei un padre calcistico. Conte e Simeone? Tosti. Esigenti. Con Conte si fa un po’ più di tattica e volume, qui facciamo più intensità e lavori specifici con la palla. Sono entrambi chiari e diretti. Parlano in faccia senza problemi: è fondamentale".
"Sì. Ho deciso io dopo aver parlato con Conte che mi diceva che alla lunga sarei diventato importante e così è stato, anche se purtroppo ho dovuto sfruttare l’infortunio di qualche compagno. Rivincere lo scudetto è stato un traguardo incredibile".
"No, falso. Ero in affitto. Ma è una città che porto nel cuore non solo per gli scudetti vinti o le persone incontrate. Lì abbiamo costruito la nostra famiglia, anche se adesso mia figlia dice già qualche parola in spagnolo. E a noi fa un po’ strano…".