NAPOLI SIMEONE INTERVISTA SPECIALE SCUDETTO - Anche Giovanni Simeone ha partecipato allo Speciale Scudetto. Ecco di seguito le parole dell'attaccante del Napoli.
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Uno dei protagonisti dello speciale di DAZN sullo scudetto del Napoli è Giovanni Simeone. L'attaccante argentino ha rivissuto i migliori momenti di questa annata memorabile per gli azzurri: "Quando uno sente qualcosa dentro di sé, nel cuore, deve andare. Qualcosa dentro di me mi diceva di venire a Napoli, ero sicuro che dovessi venire a Napoli".
"Tutti l'abbiamo vista dallo spogliatoio col cellulare. Dopo il 2-1 di Lautaro abbiamo spento tutto, toccava a noi. Quando Dia ha fatto il gol dell'1-1 ci siamo rimasti male, non era ancora quello il giorno dello Scudetto".
"Noi siamo andati a dormire nell'albergo di Davide (Astori, ndr). Quando sono arrivato in albergo, ho visto la stanza, entro, arrivo su quel corridoio e sapevo che era il corridoio di Davide, dove l'ho visto l'ultima volta. Allora lì ho pensato che quella sarebbe stata una giornata speciale ed è stato così. Quando fanno gol loro, dico tra me e me 'Si fa dura'. Mi è venuto un po' di dubbio e timore di perdere. Poi ce l'abbiamo fatta".
"Ricordo che alla prima partita ero in panchina con Raspadori e vediamo Kvaratskhelia. Prima di fare il gol Kvara fa una giocata pazzesca, a due passi dalla linea del fatto laterale. Io guardo Jack e gli dico 'Ma come facciamo a giocare qua? E' impossibile!'. Mi avevano parlato di lui, i tassisti mi dicevano che c'era un ragazzo fortissimo ed era Kvara".
"Prima del riscaldamento sono andato fuori a prendere un mate, ero sicuro che avrei segnato perché lo stavo bevendo. Ho passato il pallone e mi sono buttato in area, riuscendo a fregare il difensore. C'è stato un attimo di silenzio e poi ho sentito urlare tantissimo: non mi sembrava di essere a Milano".
"Da un mese prima della partita tutti a chiedermi biglietti. Appena sono entrato ho capito che era una partita speciale. Io dicevo ai ragazzi di continuare a segnare, perché non c'è maggior rispetto che continuare a giocare bene, per dimostrare loro che siamo i migliori a giocare a calcio. E' stato bellissimo, bellissimo! Mi hanno fatto ricordare un concerto dei Coldplay, vedere le luci in tutto lo stadio è stato pazzesco".
"Ero abituato a giocare poco, 5' o 7'. In quella partita invece il mister mi ha dato 15' e per me 15' erano una partita. Quando faccio finta di andare da una parte e vado dall'altra, sento Smalling che dice 'Oh no!', è stato un attimo".