Lukaku: "La gente aveva dubbi su di me. Io e Conte stessa mentalità"

7 Agosto 2025
- di
Guido Arbolino
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Romelu Lukaku allenamento Dimaro
Tempo di lettura: 2 minuti

Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.

Le parole di Romelu Lukaku

Le differenze tra il Lukaku arrivato all’Inter nel 2019 e quello di oggi?

"Sono più esperto, sicuro. E faccio tanto lavoro tattico a casa: guardo le squadre avversarie, ho più controllo delle cose che succedono e vedo l’azione prima che arriva. Prima ero più reattivo, più dinamico. La gente può dire che il fisico è cambiato, ma anche adesso, in ogni gara, ci sono due o tre azioni in cui posso fare la differenza partendo da lontano. Però sono più altruista, lo dicono gli assist. Quando sono arrivato in Italia guardavo più a me stesso".

Tesi confermata: con Conte e Lukaku si vince.

"Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte".

Napoli è stata la sua rivincita?

"La gente aveva dei dubbi su di me, ma ero convinto che avremmo fatto qualcosa di speciale".

Dia un voto alla sua prima stagione col Napoli?

"Volevo fare meglio, quando sei ambizioso vuoi sempre fare meglio. Potevo fare di più: 14 gol e 10 assist possono essere un bel bottino ma non è il massimo, io cerco sempre di alzare l’asticella, non si può arrivare alla perfezione ma bisogno provare ad avvicinarsi. Ma sono contento, perché la squadra ha vinto".

Sta aiutando Lucca?

"Gli ho detto che deve capire i movimenti, come giochiamo. Parlo con lui come con Lang e Kevin. se capisce i movimenti vedrà che ogni volta che arriva la palla avrà tre opzioni: io al primo anno con Conte ci misi 4 mesi…".

La rete col Cagliari ha chiuso il cerchio: un gol alla Lukaku, in progressione, di potenza. E esultanza rabbiosa, liberatoria.

"C’era pure un po' di tecnica eh, ho fatto un tunnel – ride ancora -. Era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto, per tre anni mi hanno messo la croce addosso. Poi, alla fine, vincere in quel modo, col mister a cui pure è stata messa una croce dopo il Tottenham, è stato bellissimo".

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