Coronavirus, parla il legale azzurro Grassani: "Siamo pronti a giocare anche a luglio, ma serve deciderlo ora"

22 Marzo 2020
- Di
Arianna Botticelli
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Tempo di lettura: 2 minuti

NAPOLI GRASSANI - Il mondo del calcio, e quindi anche l'ambiente partenopeo, si interroga sull'emergenza Coronavirus e sugli effetti che sta avendo sullo stop della stagione calcistica. Registrata la posizione del Presidente De Laurentiis che ha fissato la data di ripresa degli allenamenti al 25 marzo, oggi ha parlato il legale degli azzurri, Mattia Grassani. Che spiega nel dettaglio il punto di vista della società in merito ad un eventuale prolungamento della stagione.

Grassani, la posizione del Napoli

"Il Napoli è pronto a scendere in campo nel mese di luglio, ma Il problema va risolto già ad aprile e maggio. Un sistema lungimirante che abbia preso coscienza deve interrogarsi già adesso sugli scenari. Bisogna raggiungere un protocollo d'intesa con l'assenso di tutte le parti in causa. Non possiamo ridurci all'ultimo giorno o magari tentare di risolvere la questione il 30 giugno".

Sulla possibile fine della stagione oltre il 30 giugno

"Oltre alla conclusione fisiologica dei campionati entro il 30 giugno, dobbiamo preparare anche un piano B. Se si riparte, è giusto farlo senza lasciare un'opera incompiuta. Necessaria una stabilità contrattuale di tesseramento. Se ci sono giocatori in scadenza e hanno già sottoscritto un contratto con un altro club potrebbero in linea teorica rifiutarsi di scendere in campo dopo il 30 giugno. Ricordiamoci che attorno al calcio ruota una vera e propria galassia di addetti ai lavori. Che naturalmente vanno tutelati, qualora si giocasse a luglio. Le deroghe rappresentano un passaggio obbligato, il tema è molto complesso e non riguarda soltanto la FIGC e le leghe. Coinvolge tutte le associazioni di categorie, i sindacati sportivi, ma anche l'Inps e l'Inail per quanto riguarda i versamenti previdenziali. Siamo sempre nel campo delle ipotesi perché speriamo che l'emergenza Covid-19 possa migliorare nelle prossime settimane".

Grassani sulla decurtazione degli stipendi dei calciatori

"Una decurtazione sarebbe doverosa. Ogni club sta subendo dei danni economici di un certo rilievo. I calciatori devono prendere in considerazione, nel periodo in cui non si sono allenati o che non hanno giocato di rinunciare alla retribuzione. Sicuramente ci sono i contratti, ma se non recito su un palcoscenico oppure se non canto non posso pretendere nulla. Sono fermi pure gli allenamenti quasi certamente fino al 4 aprile. I calciatori potrebbero recuperare a luglio, qualora ci fosse l'estensione della stagione oltre il termine del 30 giugno. Giocare sarebbe ossigeno per le casse dei club che rischiano una perdita da 70 milioni di euro a salire".

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