Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista esclusiva a Sky Sport, nel programma 'Federico Buffa Talks'. Queste le sue parole.
"Per me è stato fondamentale l'anno in cui sono rimasto fermo. Sono rimasto a casa, mi sono messo a studiare veramente tanto col mio subbuteo che c'è sempre. Tante situazioni le rivedo riportandole lì tra fase difensiva e offensiva".
"Io ho firmato un contratto di tre anni. L'obiettivo era costruire basi solide. Il primo obiettivo era il ritorno in Europa, neanche in Champions. Poi al terzo anno prepararci a competere per vincere. Noi abbiamo fatto questo step con situazioni e forze non da vincere lo scudetto. Il fatto di averlo vinto non ha cambiato quello che avevo in testa".
"Incontro con De Laurentiis? Penso sia il segreto di Pulcinella quello che è successo a gennaio. Durante l'anno alcune cose non mi hanno fatto felice come l'arrivo l'ultima settimana di giocatori come McTominay, Neres, Gilmour e Lukaku. Non mi era piaciuto di base. Poi a gennaio tutti sapete benissimo cosa è successo. Io penso di essere stato molto bravo a incassare, a non dare alibi ai miei calciatori e a me stesso. Quando firmi hai oneri e onori. Nel momento in cui abbiamo parlato mi hanno confermato gli errori commessi ma il primo anno di matrimonio poteva essere più turbolento. Quando ho avuto rassicurazioni da questo punto di vista abbiamo continuato perché c'è uno scudetto da difendere e un lavoro da tutelare".
"La cosa che mi è dispiaciuta è che su un eventuale divorzio tra me e il Napoli a un mese dalla fine del campionato si sia parlato di me alla Juventus. Io non avevo alcun accordo con la Juve. A chiunque ha provato ad avvicinarsi ho sempre detto: non parlerò con nessuno fino a quando non avrò parlato con il presidente De Laurentiis. Per me la Juve, era e sarà sempre la Juve così come il Lecce. Nessuno potrà mai inficiare il mio sentimento nei confronti della mia storia, dove sono cresciuto. Mi dà fastidio perché a volte dietro il mio personaggio in tanti ci marciano, perché mi rendo conto che il mio nome è diverso. Anche quest'anno alla presentazione a Napoli in piazzetta iniziano a chiedermi di saltare al 'chi non salta juventino è'. Io li stoppo e dico che non potete chiedermi di fare qualcosa che non farò mai. Ma così come sarà quando andrò via da Napoli. Ci vuole rispetto".