Marek Hamsik, leggenda del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Nss Sports. Di seguito le sue dichiarazioni.
"Quello che sarebbe stato negli anni il mio rapporto con la città di Napoli l'ho capito dal primo giorno in cui sono arrivato qui. Undici anni non si cancellano facilmente, ma soprattutto non ho mai avuto l'idea di cancellarli, bensì di integrarli nel personaggio di Marek Hamsik, che è ancora molto vivo".
"Dico sempre che la prima volta che vedi Napoli può non piacerti, ma la seconda volta in cui la vedi è quella che ti convince a rimanere e ad amarla. Nonostante io sia stato cresciuto ovviamente secondo i canoni di una cultura diversa e, per quanto se ne può dire, anche un po' distante da quella italiana, la qualità di vita che offre questa città aiuta ad appiattire tutte le differenze culturali con altri posti del mondo. Soprattutto perché qui c'è una grande passione per il calcio, e ovviamente a un calciatore piace giocare dove questa passione si sente in maniera preponderante. Infatti, se non fosse mai arrivata l'offerta dalla Cina - che per me ha rappresentato una sfida davvero incredibile - sarei rimasto a Napoli per sempre".
"Marek Hamsik e la cresta sono una cosa sola. La cresta è il mio portafortuna, ma è anche il mio passaporto. È un modo per arrivare anche all’estero, per sfondare con la mia immagine, per proporre qualcosa di eccentrico in altri paesi. I tatuaggi invece sono solo una mia passione e, anche se sembra assurdo, non ne ho ancora uno dedicato a Napoli. I miei figli sono invece i protagonisti principali dei tatuaggi: non solo ho tatuati i loro nomi, ma anche il numero della stanza dell’ospedale in cui sono nati. Sono nati tutti e tre nella stessa stanza, la 109".
"Su questo sono sempre andato controtendenza. Ho letteralmente adorato quelle maglie e, per me, Aurelio De Laurentiis è stato un vero visionario. Se fossero uscite oggi, sono anche sicuro che non avrebbero suscitato lo stesso clamore, chiamiamolo così. Quelle che hai menzionato, per me, sono tutte incredibili".