Kevin De Bruyne, centrocampista del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Di seguito le sue dichiarazioni.
"Quando il City ha deciso di non rinnovarmi il contratto ho iniziato a guardarmi attorno, dopo tanto tempo non volevo più restare in Inghilterra. Tra le varie possibilità, Napoli mi è sembrata la migliore per la mia famiglia e per me come calciatore. In serie A posso giocare ancora ad alti livelli. Napoli unica offerta vera? No, opzione migliore. Le offerte sono state tante, ma ho deciso per i campioni d'Italia, giocano la Champions, e poi Conte è un allenatore magnifico. Quando sei giovane decidi solo per te, ora ho chiesto anche ai miei figli, il più grande ha 10 anni ed è in una fase importante della crescita".
"Diverso, sia per tecnica che per metodo da Guardiola. Conte sa come costruire una squadra compatta, come un blocco unico. Pretende molto dal gruppo e se non lavori per la squadra sei fuori. Fa richieste molto chiare, più giochi con lui più capisci cosa serve per restare ad alto livello. Qui tutti sanno che devono lavorare duramente e fare il loro compito, altrimenti qualcun altro prenderà il loro posto. Questo alza l’intensità e il livello generale".
"La vittoria è un buon inizio, ma non serve adesso pensare a cosa accadrà fra tre o quattro mesi. Sappiamo che questo è un grande gruppo in grado di lottare per il titolo, ma non siamo soli. Vogliamo andare avanti anche in Europa e in Coppa Italia, ma mantenere costanza su tre competizioni non è facile, soprattutto perché il club ha già vinto lo scudetto lo scorso anno: ripetersi è più difficile".
"Tutto molto difficile! Non ho mai vinto lo scudetto, ho avuto la fortuna di vincere la Champions, sarebbe bello conquistare il titolo italiano per la prima volta. Non voglio che il calcio diventi un "lavoro normale". Se lo vivi con piacere e con un sorriso alla fine giochi meglio. Scudetto o Champions? La Champions l'ho già vinta...".
"Una perdita pesante per noi. Però una grande squadra deve essere in grado di trovare soluzioni, quando qualcuno si fa male altri devono farsi trovare pronti. Lucca può approfittare di questa occasione: può crescere, segnare e diventare importante".
"Riservato, sono ancora così. Se mi sento a mio agio divento anche divertente. Sto bene con amici e famiglia, nel mio spazio. Ho bisogno di calma intorno a me, stare con la famiglia, vedere i miei due figli che giocano a calcio. Devo ancora ambientarmi bene a Napoli. Nella vita privata cerco serenità per affrontare la frenesia del calcio".
"La Coppa del Mondo del 1998: Inghilterra-Argentina e il gol di Owen. Era il mio idolo, avevo circa 7 anni ed è stato in quel momento che mi sono innamorato del calcio".
"Mamma casalinga, mio padre lavorava in fabbrica, niente di speciale. Ho lasciato casa a 14 anni per trasferirmi dall’altra parte del Belgio e vivere con una famiglia affidataria, solo per giocare a calcio. È stata una decisione dura per loro; ora, da padre, lo capisco. Se tra qualche anno mio figlio mi chiedesse di andare via, non sarebbe semplice. Oggi papà lavora con me, mi aiuta con gli investimenti".
"Tanto, sarebbe ipocrita dire il contrario. Giocare a calcio, stare sotto i riflettori, guadagnare molti soldi: cambia tutto. Anche il contesto intorno a te, ed è il risvolto della medaglia. Per esempio, mia moglie spesso è a casa da sola con tre figli, non è facile. Viviamo a un livello diverso rispetto a una famiglia normale, ma cerco di educare i miei figli nel modo giusto. È chiaro che adesso non capiscono la differenza tra il nostro stile di vita e quello che io e mia moglie avevamo da giovani. Un giorno dovranno comprenderlo".