Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.
"Sono più esperto, sicuro. E faccio tanto lavoro tattico a casa: guardo le squadre avversarie, ho più controllo delle cose che succedono e vedo l’azione prima che arriva. Prima ero più reattivo, più dinamico. La gente può dire che il fisico è cambiato, ma anche adesso, in ogni gara, ci sono due o tre azioni in cui posso fare la differenza partendo da lontano. Però sono più altruista, lo dicono gli assist. Quando sono arrivato in Italia guardavo più a me stesso".
"Abbiamo la stessa mentalità: solo con il lavoro si migliora. Lui ha un’idea calcistica che si adatta alle mie caratteristiche e io, quando sono a casa, cerco apprendere i concetti di gioco che vuole. La nostra relazione ha sempre funzionato, perché sa darmi ogni giorno quegli stimoli per cercare di essere sempre il più forte".
"La gente aveva dei dubbi su di me, ma ero convinto che avremmo fatto qualcosa di speciale".
"Volevo fare meglio, quando sei ambizioso vuoi sempre fare meglio. Potevo fare di più: 14 gol e 10 assist possono essere un bel bottino ma non è il massimo, io cerco sempre di alzare l’asticella, non si può arrivare alla perfezione ma bisogno provare ad avvicinarsi. Ma sono contento, perché la squadra ha vinto".
"Gli ho detto che deve capire i movimenti, come giochiamo. Parlo con lui come con Lang e Kevin. se capisce i movimenti vedrà che ogni volta che arriva la palla avrà tre opzioni: io al primo anno con Conte ci misi 4 mesi…".
"C’era pure un po' di tecnica eh, ho fatto un tunnel – ride ancora -. Era rabbiosa perché mi avevano dato tutti per morto, per tre anni mi hanno messo la croce addosso. Poi, alla fine, vincere in quel modo, col mister a cui pure è stata messa una croce dopo il Tottenham, è stato bellissimo".