Garcia: "A Napoli il calcio è religione, Osimhen tra i migliori"

17 Agosto 2023
- di
Thomas Alvieri
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Garcia
Tempo di lettura: 3 minuti

NAPOLI GARCIA INTERVISTA - Il nuovo tecnico del Napoli, Rudi Garcia, ha presentato il suo progetto e la nuova stagione in una lunga intervista.

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Garcia: "Per migliorare il Napoli serve portare cose nuove"

Rudi Garcia apre con la sua prima intervista la nuova stagione di DAZN Heroes. Il tecnico del Napoli dichiara sul nuovo progetto azzurro: "Ho vinto il campionato al Lille, 52 anni dopo, la Coppa di Francia l'anno seguente, che mancava da 55 anni, era una vita che non vincevano ed è stato molto bello vincere lì e sono rimasto dopo aver vinto. La passione a Napoli però è oltre, è una religione secondo me il calcio qui. Per me questo è il calcio, dovrebbe essere sempre così".

Su come vuole far giocare il suo Napoli

"Una qualità dei miei giocatori è lo spirito collettivo. Sono bravi nel gioco di prima. Stiamo coltivando questa caratteristica, giocando di prima se arriva l'avversario la palla è già andata via. Si può sempre migliorare, il mio compito è non farli addormentare, fargli aprire ancora di più l'orizzonte perché non c'è solo un modo di fare e ho parlato anche di una squadra più camaleontica. Se un sistema di gioco funziona non c'è motivo di cambiare".

Sugli obiettivi stagionali

"Il Napoli prima di tutto deve giocare la Champions anche l'anno prossimo, poi vediamo se quarto, terzo, secondo o primo. Vediamo. Poi in Champions serve una rosa forte, io ho fatto belle campagne Champions, anche la semifinale a Lione. L'Europa League è diversa, puoi concentrarti sul campionato perché il girone lo superi e dagli ottavi diventa serio, ma in Champions è il contrario, i giocatori sono fissi sulla Champions e devi dirgli che il pane quotidiano è il campionato. La Champions la fai tramite il campionato e dovremo essere bravi sulle due competizione e la rosa serve per avere due scelte".

Su Osimhen

"Victor è un trascinatore pazzesco, appena metti una competizione sul campo vuole vincere, porta la sua squadra, un po' come Cristiano chiama la squadra, fa la foto-ricordo, mi piace tanto, è tra i migliori centravanti al mondo. Ho letto che alcuni lo volevano, poche cose (ride, ndr). Potrebbe giocare solo offensivamente, ma difende e pressa come un matto. Bellissimo. La qualità del gruppo è questa, non solo un gioco di qualità, ma lavorano".

Su come gestire l'essere i campioni in carica

"Mica puoi vincere tutte le partite, anche l'anno scorso mica l'hanno vinte tutte. Quando arrivi in un ambiente vincente, ogni volta che provi a migliorare qualcosa ti fanno vedere il cartellino e ti dicono che l'anno scorso funzionava. Ma se volete che funzioni ancora serve uno step in più e portare nuove cose. Per un gruppo è importante avere nuove idee, altrimenti ti annoi".

Su Kvaratskhelia

"Può migliorare ancora tanto. Con la palla tra i piedi, ha un genio nei piedi. Quando dribbla è bello da vedere".

Su Di Lorenzo

"Devo stare attento a ciò che dico perché fanno i titoli. Lui è un uomo di grande qualità, pensa agli altri, è già un capitano per questo, poi è un leader, un esempio, e poi un gran bel giocatore. Io faccio sempre così, mi do un periodo del ritiro per dire chi sarà capitano della mia squadra, perché lo scelgo io, dopo colloqui e dopo averlo visto col gruppo, ma non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarà lui. Può essere solo lui, ci sono altri leader e poi c'è anche scaramanzia intorno a me. Novità devo portarle, ma alcune volte dovrò anche adattarmi non alla scaramanzia, ma io credo alle onde positive".

Sul ruolo di Raspadori

"Mezzala, esterno, trequartista, anche punta come ad Amsterdam, lo fece in modo importante. Dobbiamo avere la capacità di avere anche due punte, quando hai il Cholito sei armato".

Sulla cucina

"Non cucino per niente, ma amo mangiare insieme, con amici. A me da sempre piace la pizza napoletana. Per ora ho avuto un po' di possibilità di provarla e le cose semplici sono le migliori. Come il Napoli, si deve giocare semplice".

Su Maradona

"Tanta roba. Diego l'ho visto una volta a Roma, dopo una partita nel 2014, vincemmo all'Olimpico, mi sono trovato in un ristorante e venne al mio tavolo e parlammo 10-15 minuti, fu un momento favoloso. Mi dimenticai di chiedergli una foto. Fa parte della storia del calcio".

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