NAPOLI INTERVISTA RASPADORI - Giacomo Raspadori è stato l'acquisto più costoso del Napoli nel calciomercato della scorsa estate. 35 milioni in totale, tra prestito, diritto di riscatto e bonus per un elemento che si sta rivelando fondamentale nel gioco di Spalletti per la sua qualità di poter giocare praticamente in qualsiasi ruolo. E l'attaccante ha parlato della sua stagione in azzurro in una intervista a La Gazzetta dello Sport.
"Un’emozione forte la chiamata del Napoli. Non avevo giocato tanto ad altissimo livello. C’erano altri club, ma il Napoli ha avuto più fiducia. In sei mesi qui ho imparato ad avere consapevolezza di me stesso. Sicurezza. Sono un timido emotivo, anche se non sembra. La Champions subito, gli allenamenti intensi, la pressione, il risultato che conta molto di più: un inizio che fai fatica a sognare".
"Troppi ruoli? No, anche se la mia posizione naturale è al centro, dove ho cominciato: prima punta o trequartista. Diciamo un 9 e mezzo. Sono cresciuto per aiutare gli altri, nello sport di squadra come il calcio e nella vita. Vengo da una famiglia che con l’attività in parrocchia e nella società civile mi ha trasmesso questi esempi. Con Dionisi era facile, ha permesso a noi giovani di sbagliare e così non ci ha fatto perdere la Nazionale".
"Il calcio che sviluppiamo fin dalla rimessa in gioco di Meret ha un solo obiettivo: il gol. Non conosciamo retropassaggi, andiamo in profondità, creiamo situazioni offensive. Spalletti ha capito che, per le nostre caratteristiche, era più facile arrivare al risultato attraverso il bel gioco".
"Sarebbe ipocrita non parlarne. Una grande occasione costruita con il lavoro di tutti i giorni. È dalla prima giornata che ce lo siamo messo in testa, la mentalità è stata quella giusta, pazzesco l’affetto dei tifosi. Viaggiamo senza mai ricordare di avere dieci, quindici punti di vantaggio, pensando solo a farne altri tre nella prossima. E se gli avversari perdono non ne parliamo. La Champions? Altra grande occasione. Se manteniamo concretezza e spensieratezza, in Europa non ci sono limiti. Questione di mentalità, guardiamo solo noi stessi. L’Eintracht è una squadra europea, sempre all’attacco, testa sgombra. Non so se siamo favoriti, ma abbiamo tutto per superare il turno".
"La prima cosa che si sente è che Napoli città e Napoli squadra vanno di pari passo. Gioiscono e sono tristi assieme. Da nessuna parte il calcio è così. Vivo a Posillipo. Per chi, come me, non è abituato è incredibile alzarsi e vedere il mare da casa. E l'inverno non c'è stato. Se mi sento napoletano? Sì. Forse da sempre. Mi dicevano che avevo la “cazzimma” napoletana per il mio modo di stare in campo. Spalletti l'ha percepito subito. Giocando ogni tre giorni non ho il tempo di godermi la città, lo farò in estate".