Parma - Napoli tra calcio e cultura, che sfida

19 Settembre 2020
- Di
Redazione MagicoNapoli
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Parma - Napoli tra calcio e cultura. Non ci saranno le trasferte ad accompagnare l’inizio del campionato di calcio. In condizioni normali, uomini, donne e famiglie intere si mettono in viaggio per seguire la loro squadra del cuore. Andare in un'altra città accresce la curiosità verso la storia, l'arte e la tradizione culinaria. La prima di campionato non porterà i tifosi azzurri a Parma, città emiliana rinomata per i suoi prodotti tipici, tra cui il noto prosciutto crudo prodotto doc. Non sarà possibile osservare i complessi architettonici che la rendono una città d'arte, bellissima nelle sue stradine del centro. 

Un libro per la La Certosa di Parma

Parma - Napoli tra calcio e cultura. Infatti, quando si parla di Parma il pensiero va alla Certosa, dove si racconta che il francese Stendhal abbia ambientato il suo romanzo omonimo "La Certosa di Parma". La Certosa di San Girolamo, denominata Certosa di Parma, è un complesso di edifici che si trova alla periferia della città. Per circa 500 anni fu sede di un monastero di Certosini, ma delle costruzioni originarie, edificate fra il 1285 e il 1304 per iniziativa di Rolando Taverna, arcivescovo di Spoleto dal 1278 al 1285, non rimangono quasi tracce. Il complesso era fin dall'origine imponente.

La Certosa rinomata per attività scolastiche

Includeva una chiesa, i due chiostri e le celle dei monaci, il tutto cintato da mura perimetrali esterne. Nel suo primo periodo la Certosa era rinomata per le attività scolastiche che si svolgevano al suo interno. I monaci studiavano astronomia, matematica e fisica. I certosini inoltre ospitarono per diversi anni una delle prime stamperie dell'Italia Settentrionale.

Distruzione e ricostruzione della Certosa di Parma

Distrutto verso la metà del Cinquecento parte del complesso tra il 1673 e il 1722 la ricostruzione avvenne su progetto di Francesco Pescaroli, l'attuale chiesa barocca ed un nuovo chiostro, ancora ben conservati. Nel 1769 il monastero certosino venne soppresso. Il complesso ristrutturato per accogliere una manifattura di tabacchi, la "Fabbrica Ducale dei Tabacchi di Parma", ha oggi una delle più importanti manifatturiere del Nord Italia, che iniziò l'attività nel 1805.

Le varie trasformazioni della Certosa

Lo stabilimento chiuso nel 1891, a partire dal 1900 l'antico monastero venne trasformato in un Riformatorio, l'unico in Emilia-Romagna. La struttura ospitava giovani delinquenti o ragazzi con situazioni familiari complicate, che venivano educati alle professioni per essere reinseriti nella società. Dal dicembre del 1975 ad oggi all'interno della Certosa, nella cosiddetta ‘Scuola di Dio', ha sede la Scuola di Formazione e Aggiornamento della Polizia Penitenziaria.

Com'è il complesso attuale

Il complesso attuale comprende, oltre alla sede della polizia penitenziaria, la chiesa dedicata a San Girolamo. Inoltre una sagrestia e un chiostro maggiore, entrambi del XVI secolo. Poi un chiostro minore del XV secolo. Ospita opere di Francesco Pescaroli, Alessandro Baratta, Gian Battista Natali e Ilario Spolverini.

Secondo l'opinione di molti questa, ubicata nei pressi di Via Mantova, è l'unica Certosa di Parma dove vissero per 483 anni i Certosini e non l'abbazia di Valserena chiamata impropriamente "Certosa di Paradigna" e talvolta riferita all'opera di Stendhal. All'epoca in cui Stendhal scrisse La Certosa di Parma, il 1838, entrambi i conventi erano già stati soppressi. Il primo nel 1769 dal Duca Ferdinando Borbone-Parma e il secondo nel 1805 per Decreti Napoleonici. Divenuta sede di una scuola della Polizia Penitenziaria, ospita circa 200 corsisti. 

Napoli ha il Monastero di Santa Chiara

Parma - Napoli tra calcio e cultura. Ma per chi conosce Napoli e la sua storia, il paragone con il Monastero di Santa Chiara è inevitabile. Un'oasi di pace fuori dal mondo e senza tempo. Il Monastero di Santa Chiara di Napoli nasce come cappella di corte, durante la dominazione angioina. A volere l’importante edificio fu il re Roberto d’Angiò con la regina Sancia di Maiorca, sua seconda moglie. Oltre alla cappella, c'è un convento francescano per accogliere i frati che si occupavano delle funzioni liturgiche e un monastero per l’ordine di clausura delle Clarisse. Il complesso monumentale composto da chiesa, monastero, chiostro e torre campanaria, ha preso il nome di Santa Chiara proprio dalla presenza delle suore claustrali.

Il sepolcro del re

La costruzione del complesso è partita nel 1310 ed è stata ultimata nel 1328. La chiesa, costruita da Gagliardo Primario, ha una sola navata con dieci cappelle per lato. Nell’edificio sacro sono sepolti i regnanti della casa angioina e i più importanti dignitari di corte. Il sepolcro di re Roberto fu realizzato dagli artisti fiorentini Giovanni e Pacio Bertini, autori anche dell’altare maggiore e del pulpito.

La costruzione del Chiostro

Dopo circa quattro secoli Ferdinando Sanfelice e Domenico Vaccaro iniziarono a lavorarci insieme ad un gruppo di decoratori e architetti, per apportare  modifiche e arricchimenti in stile barocco. Fu proprio Domenico Vaccaro a realizzare il giardino del Chiostro come è ora, su indicazione della badessa Ippolita Carmignano. Della costruzione originaria è rimasto solo il colonnato con 66 archi. L’area verde è suddivisa in quattro grandi aiuole, suddivise a loro volta da vialetti interni con 64 pilastri impreziositi da maioliche dipinte a mano. La decorazione maiolicata e policroma è opera degli artigiani Donato e Massa. Parte del giardino è all’italiana, con siepi e fontane; un’altra zona è dedicata alla coltivazione. Nel 1943 i bombardamenti della Seconda guerra mondiale distrussero la chiesa che, attualmente, ha recuperato l’originario aspetto medievale. 

Le sale del museo

Il Museo di Santa Chiara ha quattro sale espositive. Sono la Sala Archeologica, la Sala della Storia, la Sala dei Marmi e la Sala dei Reliquiari dove sono esposte pregiate urne sacre. Il complesso monumentale presenta anche un’area archeologica con una zona termale risalente al I secolo d.C. scoperta nel dopoguerra. All’interno del monastero vi è anche uno dei presepi realizzati a Napoli durante il regno di Ferdinando IV di Borbone. La rappresentazione sacra è immersa nella vita quotidiana dei quartieri dell’antica Napoli. 

Una canzone per il monastero

'Munasterio ‘e Santa Chiara' è il titolo della famosa canzone dedicata al suggestivo e antico complesso napoletano. Il brano lanciato nel 1945 da Giacomo Rondinella e ripreso con gran successo da tanti altri artisti come Roberto Murolo, Claudio Villa, Peppino Di Capri e la stessa Mina. Protagonista della canzone un emigrante che esprime con toni accorati il desiderio di ritornare nella sua Napoli, temendo di ritrovarla in macerie dopo il terribile conflitto bellico.  In realtà, Munasterio' e Santa Chiara è una vera dichiarazione d'amore alla città di Napoli che manca a chiunque se ne allontani. Ed in questo caso c'è da augurarsi che 'o cor scur scur' non sia quello dei tifosi napoletani alla fine del match di domenica.

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