Quella volta in cui Quagliarella sfiorò Maradona

11 Dicembre 2020
- di
Redazione MagicoNapoli
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Tempo di lettura: 2 minuti

Fabio Quagliarella, attaccante napoletano della Sampdoria, parla del suo ritorno nello stadio napoletano, per la prima volta da quando è intitolato a Maradona. L’esperto calciatore, originario di Castellammare di Stabia, ha raccontato la sua gioventù nel mito di Diego a La Gazzetta dello Sport.

"Maradona per noi napoletani d’Italia e del mondo è tutto. In queste settimane ho letto e sentito tante cose su Diego. Ciò che più mi ha affascinato è stato leggere i racconti di chi è stato a contatto con lui e gli ha giocato al fianco. Era un buono, che ti aiutava sempre in campo e fuori. Lascia un vuoto enorme non solo in chi amava il calcio. Già osservando il modo in cui toccava la palla, capisci chi era. Di fronte a uno come lui, io che gioco al calcio, sono un dilettante. Lui era la massima espressione di questo sport".

Parla del giocare al Maradona con la fascia da capitano dei blucerchiati. "Tantissimo. Sarà un privilegio e una grande fortuna, da napoletano, anche se le emozioni si vivranno tutte sul momento. La Samp, però, ha assolutamente bisogno di fare punti, ma non può essere una gara come le altre".

Fabio Quagliarella aveva il poster di Diego in camera. "E chi non l’ha avuto? Mio papà era abbonato al Napoli, registrava tutte le partite in vhs, ed io da piccolo riguardavo tutti i suoi gol: è una malattia che mi ha trasmesso lui. Ma Maradona, a Napoli, va oltre. Era uno di famiglia: chi l’ha chiamato amico, fratello, padre. Ogni volta in cui lo nomini ti viene in mente quel che ha fatto a Napoli, con l’Argentina e nel mondo".

Quel giorno in cui da bambino sfiorò Maradona. "Ma arrivato allo stadio, scopriamo dalle formazioni che Maradona non gioca. Ci rimasi male. Non ho avuto la fortuna di vederlo giocare dal vivo, però a me piace capire cos’era lui in campo e nello spogliatoio. Penso alle immagini di quell’amichevole su un campo infangato (ad Acerra, gennaio 1985, n.d.r.), che volle giocare per aiutare un bambino malato, andando contro il volere della società. Un’umiltà pazzesca: se penso che oggi, sono il primo ad ammetterlo, mi lamento se il campo ha una mezza buca, e poi vedo quelle immagini... dovremmo stare zitti per l’eternità".

Infine un commento sulla sua esperienza napoletana. "Quell’anno tornammo nelle coppe e fu comunque una stagione positiva. E poi sono felice ed orgoglioso di fare parte di un club come la Samp, per quello che sto facendo e per quanto ha fatto per me".

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