SCUDETTO NAPOLI INTERVISTA CANNAVARO - Se la Lazio non dovesse uscire da San Siro con i tre punti contro l'Inter e il Napoli batterà la Salernitana nel derby campano, gli azzurri saranno matematicamente campioni d'Italia. E a parlare dell'ormai vicinissimo scudetto è stato l'ex capitano dei partenopei Paolo Cannavaro che ha rilasciato un'intervista a Il Mattino.
"È lo scudetto di quei tifosi che erano a Gela e a Manfredonia, di quelli come me che il 10 giugno del 2007 con lo 0-0 riportarono il Napoli tra le grandi della serie A, di chi era felice solo per il ritorno in Intertoto, di chi ha vissuto gli anni bui della discesa negli inferi del calcio e ora si gode una gioia unica, straordinaria. È uno scudetto pieno di cose. È un momento di ricordi, come quando vedi tuo figlio che si prende la laurea con 110 e lode. E allora in quei momenti ripensi al suo primo giorno di scuola, a quando è andato alle scuole medie e poi al giorno della maturità alle superiori. Ecco, rivedo tutto questo. E in tutto questo ci sono spesso anche io".
"Non ho dubbi: la gara in casa con il Liverpool, la lezione di calcio ad Amsterdam con l’Ajax e poi la vittoria al Maradona con l’Atalanta. Ecco, dopo quel 2-0 ho detto: è fatta".
"È stato un innovatore. Ha messo i giocatori al posto giusto, ha esaltato le qualità dei vari Kvara, Osimhen, Politano, Lobotka. E poi c’è Di Lorenzo che spesso ho visto più centrocampista che terzino. Il futuro del calcio è questo, perché la tattica tradizionale sta sparendo".
"Ero piccolo, ma mi viene in mente Fabio che si prepara per andare allo stadio a fare il raccattapalle sia contro la Fiorentina, nell’87, che con la Lazio, nel 1990. Per me, bambino, la partita era racchiusa nel boato del pubblico, perché da casa mia alla Loggetta sentivo e mi immaginavo tutto sentendo le grida dei tifosi".